Cervo
Cervus elaphus
Classe: Mammiferi (Mammalia)
Ordine: Artiodattili (Artiodactyla)
Famiglia: Cervidi (Cervidae)
Il cervo (Cervus elaphus), è il più grande ungulato italiano. I maschi adulti pesano fra i 150 e i 250 kg, sono lunghi circa 2 mt e alti 110-140 cm al garrese. Le femmine sono un poco più piccole.
Il cervo ha un manto invernale folto e marrone-grigiastro, con macchia posteriore color crema. In estate, invece, il manto è rossiccio e la macchia posteriore è meno evidente.
Solo i maschi sono provvisti di trofei (palchi) ramificati, costituiti da due stanghe di tessuto osseo, che hanno la caratteristica di cadere ogni anno, alla fine di febbraio, per essere subito sostituite da quelle nuove che spuntano immediatamente. Durante l'accrescimento le stanghe sono avvolte da un tessuto detto velluto, che nutre attraverso i vasi sanguigni l’osso del palco in accrescimento, poi si atrofizza e cade a sviluppo completato; la grandezza e la forma dei palchi dipendono dall’età e dallo stato di salute dell’animale.
Il cervo si può trovare dal livello del mare fino a 2.000 mt di altitudine. Il suo habitat ottimale è costituito da vaste foreste intervallate da ampie radure e con abbondante presenza di acqua, utile non solo per dissetarsi, ma anche per i bagni di fango, che effettua per liberarsi dai parassiti e come refrigerio.
Dal punto di vista ecologico il cervo è un pascolatore: in inverno mangia erbe, ma anche castagne, ghiande, e anche corteccia di alberi. In primavera ed estate si ciba soprattutto di specie foraggere, integrando anche con gemme e frutti selvatici.
Durante il periodo della riproduzione, in autunno, i maschi emettono fragorosi bramiti, udibili anche a grandi distanze, con lo scopo di manifestare la loro supremazia agli altri maschi e ottenere un maggior numero di femmine che compongono il cosiddetto harem; la stagione degli amori si protrae generalmente da metà settembre a metà ottobre.
La gravidanza dura circa 240 giorni e a ogni parto, in primavera, viene alla luce un solo piccolo, raramente due. I cerbiatti hanno manto bruno con macchie bianche sui fianchi (pomellatura) per i primi tre mesi. Si tratta di una colorazione mimetica che li nasconde ai possibili predatori: essi, infatti, rimangono nascosti nell’erba mentre la madre pascola nelle vicinanze.
Il cervo costituisce una delle prede naturali del lupo. I piccoli possono essere predati anche dalla volpe, mentre le carcasse offrono cibo alle specie onnivore, come l'orso ed il cinghiale e agli uccelli necrofagi, come l'avvoltoio grifone.
Un tempo il cervo era presente in tutta la penisola italiana, poi durante il secolo scorso è arrivato sull'orlo dell'estinzione a causa della caccia indiscriminata e della diminuzione dell'habitat idoneo. Solo a partire dagli anni '60 l'istituzione di aree protette e le numerose reintroduzioni, effettuate sia per ripristinare la specie che a scopo venatorio, hanno permesso il ritorno del cervo su gran parte della penisola italiana.
La specie è stata reintrodotta anche sui Monti Simbruini: fra il 2008 e il 2009 l’Ente Parco infatti ha rilasciato in natura cinquanta animali provenienti dallo stato selvatico (Tarvisio, Foreste Casentinesi), portando a compimento il ritorno di una specie che era assente da oltre cento anni.
Vieni a visitare l'faunistica del cervo a Prataglia nel comune di Cervara di Roma
Cervo
(foto di: A. Tomei)