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Il territorio del Parco fa parte del sistema appenninico e rappresenta una delle formazioni orograficamente rilevanti di quell'ambito. Comprende sette comuni: Trevi e Filettino lungo il tratto alto del bacino dell'Aniene, Vallepietra all'interno del bacino del Simbrivio Jenne e Subiaco nel medio bacino dell'Aniene, Cervara di Roma e Camerata Nuova verso il versante abruzzese. Tutti con una consistenza demografica piuttosto scarsa.
L'atto ufficiale di nascita del Parco dei Monti Simbruini è datato 29 gennaio 1983, ma la sua "gestazione" inizia almeno tre anni prima quando le amministrazioni dei sette comuni interessati, le associazioni ambientaliste ed alcune categorie di operatori economici si trovano d'accordo sulla necessità di valorizzare e tutelare le grandi ricchezze ambientali dei Monti Simbruini creando un parco regionale. Del resto continuare a vivere secondo criteri e sistemi anacronistici in un territorio dove, invece, non mancavano certo le condizioni per effettuare un salto di qualità, appariva quanto meno privo di realismo.
All'inizio del 1982, si riuscì a pervenire alla definizione del progetto e del suo programma, la Regione Lazio venne ufficialmente investita del problema attraverso la presentazione di un apposito disegno di legge.
L'Assemblea nell'aprile del 1988 approvò lo Statuto, che divenne legge Regionale il 10/10/1988. Nel febbraio 1989 fu eletta la prima giunta esecutiva presso il Comune di Jenne, che era stato scelto come sede provvisoria del Consorzio.
Da allora la storia del Parco cammina di comune accordo con quella dei comuni che ne fanno parte e con quella della X Comunità Montana, ente sovracomunale, ottavo membro del Consorzio.
Sono finalità del Parco: la tutela e la valorizzazione delle risorse naturali, ambientali, culturali e paesaggistiche del territorio in relazione alla funzione sociale di tali risorse; la qualificazione delle condizioni di vita e di lavoro delle popolazioni locali nel quadro di un rapporto tra ambiente e popolazione; la promozione dell'organizzazione del territorio attraverso l'esame degli equilibri in atto, determinando l'assetto più idoneo del territorio in relazione alla qualità e alla sensibilità dell'ambiente ed alle esigenze di sviluppo economico di lungo periodo; la tutela e la valorizzazione del patrimonio forestale; la protezione delle risorse idriche; la diversificazione e qualificazione delle produzioni locali; la valorizzazione delle specie faunistiche e floristiche; la promozione delle tradizioni popolari e delle attività culturali; la determinazione delle condizioni di sperimentazione scientifica ed economica per le attività forestali, faunistiche, agro-zootecniche ed idrogeologiche; il conseguimento di nuovi livelli d'occupazione; la promozione dell'informazione e della educazione ambientale soprattutto per scopi didattici e pedagogici.
In sintesi si può dire che una efficace politica per il Parco debba riconoscere la difesa e la qualità del territorio sia per quanto riguarda risorse fisiche, sia culturali; stabilire i modi attraverso cui le risorse individuate possano essere utilizzate nel processo di sviluppo dell'area; indicare i criteri in base ai quali superare i conflitti tra obiettivi di conservazione e modalità d'uso delle risorse stesse.
Da questo punto di vista il Piano d'Assetto del Parco costituisce lo strumento indispensabile di pianificazione, di sviluppo razionale ed armonico delle risorse naturali del territorio, anche attraverso il giusto riequilibrio rispetto ad eventuali guasti del recente passato frutto della speculazione selvaggia, fortunatamente assai limitata.